La società del potere e la nostra mancanza di limiti

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Stiamo vivendo un tempo in cui tutto appare futile, superficiale e quasi irreale.

Sembrano non esistere più quei legami “stretti” a cui si era abituati: i matrimoni hanno vita breve, l’amico diventa una persona che tradirebbe por un nonnulla, i paren­ti più intimi diventano sconosciuti di fronte a un’eredità, insomma la socie­tà sembra destrutturata e sempre più spesso ci si chiede dove sono finiti i va­lori di un tempo.

È evidente che l’ambiente socio-culturale è profondamente cambiato: la mancanza di limiti causata dallo sviluppo tecnologico e informatico, il mancato rispetto delle regole, la possibilità di trasgredire senza conseguenze efficaci ed esemplari, la destrutturazione della società conducono gli individui a un senso di mancanza di confini del proprio sé e del proprio io.

Il bisogno di fuggire da sé stessi si manifesta in vari modi: c’è chi gioca d’azzardo, chi usa droghe, chi si stordisce con particolari generi musicali, chi si dà all’alcol, chi trascorre ore ed ore davanti alla tv, al pc o al cellulare.

Tutto ciò fa pensare a una società che tende a caratterizzarsi come narcisista, in quanto si favoriscono e privilegiano comportamenti di potere a scapito del contatto con se stessi, con i bisogni del corpo e della mente, con la propria dignità e rispettabilità di esseri umani unici e con un proprio ritmo.

Tutto è frenetico, non si ha più il tempo per fermarsi, la vita sembra passare troppo veloce senza che abbia consapevolezza di averla vissuta.

Nella società del successo il fine giustifica i mezzi, tutto è possibile purché si raggiunga potere: guidare una macchina superveloce, avere un lavoro superpagato, bullizzare un ragazzo a scuola, maltrattare gli anziani nelle Rsa; insomma, si cercano quei comportamenti che sembrano dare l’illusione di appagare quel senso di vuoto interiore.

Da dove viene il senso di vuoto, di nullità, di inutilità che tanto si cerca di compensare? Credo che tutti gli individui abbiamo un profondo bisogno di essere ascoltati. forse la vera rivoluzione è nella famiglia? Sarebbe diverso se ci si prendesse del tempo di qualità da dedicare agli altri, a partire dai figli? Sarebbe diverso se i bambini e gli adolescenti potessero contare su adulti accoglienti e consapevoli dei propri limiti, del proprio passato e della distanza emotiva che impongono?

Sarebbe diverso se ognuno di noi rispettasse l’altro in quanto essere umano e non lo considerasse invece come una mera immagine?